Guru o community: quale scegliere per il tuo miglioramento professionale?
C’era una volta, su Linkedin, un giovane imprenditore che, cercando idee su come migliorare la situazione della sua organizzazione, notò Giangianni Melacredo, un esperto in post motivazionali virali che sembrava avere la risposta a tutte le sue domande su come crescere.
Lo contattò, e il Melacredo gli offrì una consulenza personalizzata, farcita di strumenti apparentemente infallibili per raggiungere il successo. Il giovane imprenditore bonificò il richiesto, per poi rendersi conto, tuttavia, che le soluzioni del guru non si adattavano completamente alla sua realtà, erano di difficile applicazione, lo lasciavano frustrato e confuso, aumentando il suo senso di inadeguatezza.
Approfondendo, si rese conto che esistevano molti che si erano imbattuti nel Melacredo prima di lui, e avevano creato un gruppo Telegram in cui condividere la loro esperienza. Quello che inizialmente era un mezzo di sfogo della frustrazione, e di ricerca di solidarietà e di conferme da persone che condividevano la ricerca di soluzioni per problemi simili, si era col tempo trasformato in un luogo piacevole e protetto, in cui il lamento aveva progressivamente lascato campo a una vicinanza che si nutriva dell’affinità.
Il confronto si era trasformato in attenzione, riconoscimento dei valori comuni, fiducia.
L’esperienza era diventata un’appartenenza, un ambiente collaborativo e dinamico dove la diversità delle prospettive e il confronto reciproco erano motore di miglioramento e crescita, ogni membro contribuiva e imparava dagli altri, contribuendo alla crescita armonica di un sistema di mutuo sostegno, capace di promuove idee innovative e implementare, concretamente, soluzioni pratiche.
Cosa stava funzionando, che invece era mancato con l’esimio Melacredo? Un “guru”, o uno che si spaccia come tale (Linkedin è un acquario in cui pesci di questa razza abbondano, e cercano cibo nel torbido, tra il fango del fondale) dovrebbe rappresentare una figura di riferimento, con una reputazione impeccabile, capace di guidare con chiarezza e struttura percorsi di ridefinizione professionale all’interno di un settore che domina come un riconosciuto leader di conoscenza e saggezza, e suggerire strategie comprovate per raggiungere obiettivi concreti.
Sembra tutto ok, però ci sono dei rischi: possiamo diventare dipendenti dalle indicazioni del guru, vedere il mondo solo attraverso i suoi occhi, riconoscere solo le opportunità che si adattano al metodo Melacredo, pescare solo i pesci che abboccano alle esche Melacredo, spesso oltretutto venduto a caro prezzo, come le alghe di Wanna Marchi.
Appartenere a una community è sicuramente più accessibile dal punto di vista economico di seguire un guru, occorre però ricercare delle conferme, in modo da sapere se le dinamiche funzionano, verificare l’attività e il coinvolgimento dei membri, la presenza di competenze diversificate, la capacità di offrire supporto reciproco, e soprattutto la motivazione dei partecipanti a mettersi a disposizione per la costruzione condivisa di un “edificio emozionale” da abitare tutti insieme.
E vissero tutti felici e contenti.
Perché in fondo è bello ritrovarsi a commentare i Melacredo e poi ci accorge che ci si capisce e si parla volentieri e si condividono idee e pensieri e alla fine … ci si è anche dimenticati dei Melacredo.
La forza della community
Perché in fondo i Melacredo finisci quasi per doverli ringraziare, per avere indicato la strada da NON seguire.
Per chi cerca un aiuto rapido la strada del Melacreda è attraente, offre soluzioni sicure o apparentemente sicure a portata di mano e di portafoglio. Un bonifico ormai è questione di cinque minuti e trasmette quella sensazione di strada spianata in discesa, via verso l’obiettivo; rapido, sicuro, one-shot.
Abili Melacreda sanno che qualcuno in difficoltà c’è sempre, qualcuno a cui rendere…un tranello, porgere una fantomatica soluzione per poi dileguarsi, lasciando il malcapitato a bocca asciutta: cornuto e mazziato.
Dall’altro lato della strada se ne sta la Community. Non offre aiuto immediato, nessuna soluzione rapida. Chi è in difficoltà è anche, spesso, diffidente. Bussa e aspetta, viene accolto tra grandi sorrisi e trova quello che non si aspettava di trovare. Un gruppo di persone con un obiettivo comune, quello di stare insieme, conoscersi, condividere competenze, esperienze, professionalità. E con il desiderio di tendere la mano. Stavolta non per chiedere ma per dare. Ed ecco che la differenza pian piano si palesa. I problemi sono sempre là, ma “gli altri” sono là apposta per te, e tra una parola e l’altra una soluzione esce. Una vera, fatta di concretezza, niente fumo.
Come scrive bene Massimo, vissero tutti felici e contenti
“I problemi sono sempre là, ma “gli altri” sono là apposta per te, e tra una parola e l’altra una soluzione esce. Una vera, fatta di concretezza, niente fumo”.
Si parte dall’onestà intellettuale, come cemento che tiene insieme tutto. Nessuno ha i numeri del lotto, altrimenti ce li giocheremmo e andremmo all’incasso. Ma stare insieme FUNZIONA.
Tra tante maschere, ogni tanto si incontrano persone vere!
Questo è il primo pensiero che ho avuto leggendo la storia di Melacredo e la contrapposizione con la community.
Mi piace molto il senso della community, un luogo dove poter portare e scambiare valore.
Sperimentando, penso che ci saranno apporti e fughe, ma sono convinta che resterà chi avrà le misure per gli incastri giusti: per qualsiasi relazione, non importa essere perfetti ma importa potersi incastrare! (cit. di mio zio, ai miei dubbi sul primo filarino; ndr: il primo filarino non si incastrò!)
Nessuno di noi è esente da rischio di imbattersi in un Melacredo o un Dulcamara nella vita.
Crediamo di essere immuni ma a volte le difese immunitarie possono abbassarsi per un qualsiasi intervento di quei microrganismi di cui la vita ci dissemina il cammino come nel Monopoli o nel Gioco dell’oca.
E proprio in quei momenti rischiamo di essere vittime – a difesa immunitaria insospettabilmente bassa – di infezioni travestite da balsamo per le ferite causate da quei microrganismi, da elisir di lunga vita, da scorciatoia per il miglioramento, da patto con Satana, da pillola rossa o blu di Matrix.
Una community sana può essere l’antidoto alle pozioni di Dulcamara
Felici e contenti o quantomeno in piedi e sulle proprie gambe.
In ogni ambito professionale possiamo scegliere se divenire seguaci di un guru o artefici della nostra evoluzione personale. La community, formale o informale, estemporanea o di lunga tradizione, sarà sempre una soluzione ideal per favorire lo scambio orizzontale di esperienza e la libera evoluzione individuale olter che la crescita collettiva. E in ogni caso, per me il vero “guru” è la persona che non cerca seguaci, ma attrae ispirando.